Disegnavo continuamente missili spaziali, satelliti umani alla conquista dell’universo. D’improvviso il telegiornale come un juke-box posseduto suonò una notizia stonata. Lo Space Shuttle Challenger si fuse sopra le nuvole. 28 gennaio 1986, ore 11:39. Gli eroi non possono morire, pensai. Rimasi in silenzio per diversi minuti. Attimi-luce. Come una coperta di nuvole, una tristezza infinita mi avvolse. Pensai alle loro famiglie. Vendetta. Riscatto. Rabbia. Giurai che un giorno avrei posato un mazzo di fiori nel punto esatto del disastro. Oggi, in Via delle Industrie ho trovato la mia rampa di lancio. Devo solo trovare il coraggio di quel ragazzino col naso perennemente all’insù. La tuta ce l’ho, il razzo lo scarabocchio a memoria. Ravenna, cosmica la mattina.