Metropoli-Tana
GERONIO
Sin da bambino, ho avuto il privilegio di assistere a varie forme d’amore che i miei si scambiavano. Tra queste ho ammirato la loro capacità di “Fare”. Fare le cose assieme, quelle pratiche. Un esempio? I succhi di frutta e la passata di pomodoro per affrontare l’inverno, l’orto, la spesa, la scelta dei vestiti e ultimo ma non ultimo in termini di impatto nella mia memoria, il giardinaggio. Ricordo i tulipani, le ortensie, i mughetti, le bocche di leone, i gladioli, i giacinti, le viole, i narcisi, le rose e soprattutto i gerani. Questi, erano piante che non apprezzavo particolarmente, mentre invece credo che a papà piacessero parecchio, tant’è vero che a loro veniva riservato un posto riparato nel sottoscala, per affrontare i mesi tesi. Numericamente e cromaticamente predominanti, sporcaccioni, dal profumo speziato, meno spacconi degli altri ma più impegnativi, Io non li ho mai capiti. A dire il vero, Io e Flora, siamo sempre stati incompatibili. Finòggi, quando la mia metà ha deciso di abbellire il terrazzo con quella roba verde. Si è presa cura di lui, posizionando con metodo arbusti di salvia, timo, valeriana, origano e violette. Muto, passivo e mutilato dal colpo della strega, ho assistito al miracolo della fotosintesi clorofilliana alla conquista della mia sposa. È da quel silenzio che improvvisamente un rosso vigoroso cattura le mie budella, cuore-fegato-polmoni e cervella. Decido quindi di aprire le virgolette :
“ Ale, era uno dei fiori preferiti da mio padre”.
E Lei, inebriata dalla luce di madre natura : “Lo chiameremo Geronio… Il geranio di Antonio”.
Geronio, proverò a prendermi cura di te e di me.