Metropoli-Tana
POLLO ARROSTO, PATATE, ROSMARINO E STRUTTO
Il Natale è un puntino rosso sul calendario da cui sempre riparto, spesso dopo essermi affacciato al passato almeno 46 volte, una per ogni anno che sopporto. Perché -cazzo-, bisogna sfatare il precetto del “non voltarsi indietro, mai!” . Io lo faccio per capire chi sono stato, gli amori che mi hanno animato, quelli che mi hanno ucciso, quelli che mi hanno aggiustato. E ancora, da dove vengo, quante e quali vite hanno contribuito ad un pezzo di me.
Continuo a non voler dimenticare, a rileggermi, ad osservarmi. Solo attraverso questo esercizio, posso con buona approssimazione intuire cosa sarò domani, quali teatri ospiteranno la mia vita, il calibro degli attori che vi reciteranno.
La mia vita, già.
È una commedia all’italiana, tanti non-sense, alcune grasse risate, lacrime (solo quando non ti vede nessuno per non perdere credibilità), un po’ di noir e alcune battute scontate, che poi si chiamano verità.
E così è Natale. Quel puntino sul calendario che con un filo rosso invisibile ci costringe attorno ad un tavolo, ogni anno con sedie che si aggiungono e purtroppo alcune volte si sottraggono.
È Natale, che quest’anno a memoria mia festeggia 46 menù ogni anno diversi. E lì capisci che il tempo scorre anche e soprattutto dalla cucina, luogo metafisico dove scopri nuovi sapori e viceversa, non ritrovi più il profumo di alcuni piatti old school.
Pollo arrosto, patate, rosmarino e strutto. Quello che ti s’attacca alle coronarie, mentre oggi chi ti si aggrappa più al cuore?
Ma lo vogliamo far lavorare?
Meglio rimanerci distrutto che di stucco.
E la granita di mio padre: neve, vino, zucchero e limone. La “Pasta Verde” di mia madre..uova, spinaci, farina, besciamella e ragù, progettati già dalla sera prima. E il bicchiere di moscato con la ciambella, caldeggiato vivamente ai minori.
Cucinare calorie, ascoltando racconti, fotografando visi, vivendosi il momento.
Sviluppare calore per il lungo inverno, o per i momenti di fresco, quando anche d’estate dopo un temporale, magari ti copri lo stesso.
Non sono più lo stesso.
Nemmeno questo Natale. Passa ancora, mi travolge, mi fa bene e mi fa male.
E le lucine? Per quelle la mia passione rimane tale. Dentro non le tolgo mai. Cerco come spesso suggerito dai miei, di lasciarne accese sempre alcune. Per vederci meglio e non sbattere il mignolo in qualche spigolo prima di coricarmi.
Ci deve essere sempre una luce a farti compagnia.
È Natale, quest’anno cavolo nero e grana padano…. Il prossimo, salame.